Ai piedi del “monte” Le Cese e della voragine detta “Fossa del monte”, si estende il pittoresco laghetto Solfatara, di mq. 4350, dalle acque ferruginose che si mescolano lungo la sponda opposta alle acque sulfuree - “acque preziose” come venivano definite nel 1800, le uniche della zona fra il Liri e il Melfa. In passato l'acqua ferruginosa sgorgava copiosa da una cavità naturale compresa in un’enorme rupe calcarea erosa e consunta dall'acqua e dal tempo. A questa sorgente, denominata da sempre Bucone (grossa cavità), si accedeva attraverso uno stretto e scomodo passaggio scavato nella roccia. Ora il Bucone, con quelle sue caratteristiche, è solo un suggestivo ricordo. La portata delle sorgenti che alimentano il lago era un tempo notevole ed esso manteneva inalterato il suo livello, regolato peraltro da paratie. Da qualche decennio il lago non è più lo stesso e frequentemente, e a volte per lunghi periodi, cala di livello o si prosciuga del tutto. La quantità delle acque dipende pur sempre da periodi più o meno lunghi di siccità, da innevamenti più o meno consistenti e prolungati, ma per il nostro lago modificazioni di una certa consistenza debbono essersi verificate nella sua struttura idrogeologica e idrografica, che hanno poi determinato l'abbassamento delle falde freatiche. E anche lo stesso aspetto del lago ha subìto sostanziali modificazioni. Indubbiamente encomiabile è stato l'aver dotato le adiacenze del lago di valide strutture per chi vi si reca per rilassarsi e di un simpatico parco-giochi per bambini. Cesare Pascarella ricorda di avere avvertito pure lui un “acuto odore di zolfo” quando col “legno” (calesse) si recò da Ceprano a Fontana Liri. Il vetturino gli spiegò che il cattivo odore proveniva dal lago «chiamato Zulufràga, ove vanno a gettarsi cinque o sei rigagnoli di acqua minerale della quale si fa modesto commercio. Nei pressi del lago sorgeva la villa Lateria appartenente a Quinto, fratello di Cicerone, come attestano scrittori e storici. Scrive Gustavo Strafforello: «Nelle adiacenze (del lago) scorgonsi anche avanzi di antiche costruzioni e di terme e vi fu rivenuta anche una lapide illustrata da alcuni scrittori». E l'abate Ferdinando Pistilli: «Quivi non solo scaturisce la detta acqua sulfurea, ma ben anche l’acidola, la ferrata, la calda, la fredda ecc., sebbene oggi siano tutte in confusione. Dai rottami di fabbriche e di pavimenti a mosaico antico ivi scoperti si argomenta che un giorno vi siano stati dei Bagni di diverse acque.