Arcipretura e sede di Parrocchia la Chiesa dedicata a Santo Stefano è in stile barocco. Le prime notizie di questa chiesa risalgono al 1300 ma successivamente non si hanno più notizie antecedenti al 1620 e si ignora da chi e quando fu edificata ma è considerata la più antica Collegiata della Diocesi di Sora. Si accede alla Chiesa attraverso un’unica porta che si apre su Piazza Santo Stefano, per mezzo di un’ampia scalinata che, rifatta da qualche anno in travertino, il resto è in pietra calcarea, costituisce uni evidente stonatura nell’insieme della piazza, delle gradinate e delle vie, tutte autenticamente medioevali. La chiesa, con coro ed abside, è a tre navate. Dietro l’altare maggiore, realizzato secondo le nuove norme liturgiche tra il 1957 ed il 1958, insieme con il presbiterio e la balaustra, spicca una tela dai colori vivaci di Santo Stefano protomartire. In fondo alla chiesa e al di sopra di un finestrone a vetri vi è la cantoria con la balaustra dotata di organo, raggiungibile con scala a chiocciola. Nel sotterraneo, ampio quanto alla chiesa, fino al 1806, veniva data sepoltura ai morti. In fondo alla navata di sinistra c’è l’altare del Sacro Cuore e, simmetrico, nella navata di destra, l’altare della Carità, restaurato nel 1907 da Gennaro Giannetti, sul quale una tela raffigura San Francesco di Paola, sotto, in un’urna di vetro, sono sistemati i resti di un non meglio identificato San Benedetto martire che, per la veste che indossava, dovette essere un soldato. Pare che questi resti provengano da una catacomba di Roma. San Benedetto è stato, fino ai primi del secolo, compatrono del paese e, in suo onore, si svolgevano festeggiamenti solenni, preannunciati dal rullo di tamburi. Nel mese di luglio di ogni anno la chiesa ospita, per quindici giorni, la statua della Madonna di Loreto che viene qui portata in processione solenne dal suo santuario nella Valle di Curzio, non distante dalla linea ferroviaria Roccasecca – Avezzano. L’effigie della Madonna viene innalzata sull’altare maggiore lentissimamente e, in apparenza, autonomamente attraverso un complesso congegno, la macchina o “scala della Madonna” realizzato nel 1984 in sostituzione di quello precedente composto da appositi argani ancora più lenti e complicati.